Accettare di essere pigri

L’utilità e lo scopo di questo blog diventano sempre più esigui. Il mio ruolo di motivatrice è altrettanto dubbio, ma non per questo si lascia perdere. Confido in quell’unica piccola matricola spaventata come me che avrà il culo o la sfortuna di incappare in questi articoli e magari sentirà di avere qualcosa in comune con me, sentirà di non essere solo. Quindi gambe in spalla e procediamo.

La mia buona volontà nel frequentare le lezioni si è sciolta come un ghiacciolo al sole dopo la seconda o terza lezione di meccanica. I problemi di fondo sono due: l’ottusità della mia mente e l’attitudine del professore a spiegare concetti complessi come se li stesse raccontando ad un gruppo di fisici esperti che si rigettano nei fondamenti di meccanica giusto per diletto. Ora, le mie conoscenze di meccanica prima di iniziare erano una cosa del tipo “ah già, è vero che esistono le tre leggi di Newton”. Ora le mie conoscenze di meccanica sono “hey, esistono le tre leggi di Newton”.

Scherzi a parte, la materia è più che affascinante, è complessa ed intricata, ma apre una piccola minuscola porticina sulla comprensione di fenomeni che parrebbero banali. Per appassionarsi alla fisica di base bisogna percepirne la difficoltà, l’astrattezza, perché la prospettiva di studiare il moto di un pendolo, in sé e per sé, non è particolarmente intrigante. Ma serve, serve per capire cose molto più difficili, molto più avanzate, per arrivare a poter sbattere la testa su visioni inconcepibili che richiedono un’enorme ricchezza d’immaginazione. E niente, per farlo bisogna partire dal pendolo.

I professori questo dovrebbero trasmettere, sono cose che vi apriranno il mondo, che renderanno la vostra mente elastica al ragionamento, che vi permetteranno di accedere ad una conoscenza sempre più elevata ed ostica. Ma per mandare questo messaggio ai ragazzi il metodo giusto non sarebbe di svilirli spiegando velocemente concetti che, per alcuni, potrebbero non essere mai stati visti.

Il punto, in realtà, è che di professori molto bravi sarà difficile trovarne. Magari di esperti eccezionalmente brillanti nel loro campo certamente sì, ma bravi insegnanti non è detto. La motivazione va trovata dentro di sé, la propria strada, il proprio ritmo e il proprio metodo. Non dico di aver trovato i miei, ma mi rendo semplicemente conto che solo da sola posso capire l’importanza e la bellezza di ciò che studio.

E qui entra in scena un altro problema, ritornando all’ottusità della mia mente. Come vivere lo studio? Mi sono ritrovata ieri a guardare un gruppo di ragazzi al bar dell’università che facevano colazione e ridevano tra di loro. Ho pensato che fosse veramente bello e veramente strano che questi ragazzi riuscissero a studiare ed essere felici allo stesso tempo. Ecco, questo non è un tipo di pensiero adatto. Lo studio non è una cosa piacevole, su questo siamo tutti d’accordo. E voi tre sociopatici che riuscite a trovare invogliante la prospettiva di studiare, beh, diventerete dei geni ma non avete fatto molti aperitivi nella vostra vita. Studiare può essere gratificante, quello sì, ma di certo non è la prima cosa che vorremmo fare la mattina. Credo che il trucco consista nell’inserire lo studio nella propria routine, è più facile fare delle cose sgradevoli quando sono delle abitudini. Anche andare in palestra è difficile all’inizio, ma con calma si riesce a prendere il ritmo, ad abituarsi e dopo un po’ diventa un rito al quale si rinuncia mal volentieri. Il concetto è il medesimo, solo che in questo caso, oltre alla forza di volontà e il culo, va allenata la forza di volontà ed il cervello. Non vi do torto, è mille volte più difficile sviluppare le capacità di concentrazione quando e come vogliamo, per il tempo che vogliamo, nessuno è perfetto e bisogna escogitare degli stratagemmi. Non nascondetevi dietro alibi e istinti di autofustigazione del tipo “non sono fatto per studiare”. No, amici, fidatevi, sono stupide voci. Io le ho ascoltate per fin troppo tempo ed hanno l’unico odioso scopo di rallentarvi, di trovarvi una scusa per non fare ciò che dovreste. Il cervello è pigro, non vuole fare eccessivi sforzi, preferisce investire tutte le sue energie nel dirvi che siete delle merde piuttosto che concentrarsi mezz’ora sul paragrafo che parla del momento di inerzia. Non dovete perdervi d’animo, è un’abilità che va allenata, e c’è chi la possiede innata, chi riesce a studiare otto ore di fila senza stancarsi, senza cali di motivazione, chi capisce tutto subito e nell’istante in cui decide di mettersi a studiare lo fa. Beh, non siamo tutti così, non ha senso affliggersi e dare inizio a castelli di confronti con persone che abbiamo deciso essere migliori di noi. Sono migliori in quello, non in ogni cosa, voi magari riuscite a parlare con la ragazza che vi piace e chiederle di uscire mentre loro sono ancora lì che la guardano da lontano. Che ne sapete? Ognuno ha il suo. Per cui, mettersi il cuore in pace e rimboccarsi le maniche.

Camilla


2 risposte a “Accettare di essere pigri”

  1. Camilla, ogni tanto (forse anche più di “ogni tanto”) mi ritrovo nella tua stessa situazione, quindi facciamo tacere questo cavolo di cervello ogni tanto e utilizziamolo per investire sul nostro futuro!
    Forza e coraggio, ce la possiamo fare 💪

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